Alessandro Solfiti

2 agosto 1933 6 novembre 2019

Perugia (PG) - S. Martino Delfico
Tomba
Claudio solfiti
2 marzo 2023

Alessandro

Adesso che non ci sono più mi piace pensare che qualcuno mi ricordi e mi rievochi leggendo qualcosa di me.

 


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Vi racconto di me

Adesso che non ci sono più mi piace pensare che qualcuno mi ricordi e mi rievochi leggendo qualcosa di me.

Non ho viaggiato ma ho provato a vivere e capire la vita; non si vive mai così tanto per comprenderla bene.

Sono stato il più piccolo di cinque; tre fratelli e due sorelle.

Nasco e vivo la prima metà della mia vita a S.Enea; un piccolo paesino adagiato sulle verdi colline intorno a Perugia, a pochi chilometri da qui dove sono sepolto.

Eravamo una famiglia contadina e, come per tutti, ai miei tempi la gioventù finiva presto. Si andava a lavorare o ad imparare come farlo: io scelsi di imparare a fare il sarto.

Ho vissuto il profondo dolore del distacco dai miei fratelli e sorelle che, ad uno ad uno, hanno fatto la loro scelta di vita e se ne sono andati via per crearsi una nuova famiglia e un futuro.

Noi di allora non avevamo telefoni per comunicare e sentirci vicini; e quel distacco era come un pò morire.

Cosa mi imparò la primavera della mia vita ?  << che quando hai i tuoi cari vicini pensi che sia per sempre; ti dedichi molto a te stesso e pensi di averli sempre accando. Poi un giono se ne vanno e se ne va un pezzo di te.  E rimpiangi le tante cose non fatte insieme per aver sempre rimandato ad un domani che, solo quando è ormai troppo tardi, scopri che non potrà più arrivare>>.



Un giorno, per ultimo, è toccato anche a me partire da quella casa della "cava" che aveva visto crescere tutta la nostra famiglia.

Senza farmi vedere piansi un po' quando chiusi il portone per l'ultima volta; mi lasciavo alle spalle il luogo della mia gioventù; il luogo della fanciullezza e della spensieratezza dove ancora oggi ci rivedo il viso dei miei genitori ancora giovani e le scene dei momenti giocosi passati con i miei fratelli e le mie sorelle.

Me ne andai in Paese, a S.Enea, perchè mi sposai con Gina e con lei iniziai la mia nuova vita in una casa in affitto nell'antico borgo del paese.
Portai con me i miei genitori; mia madre Pompilia e mio padre Peppino. Non potevano restare da soli; erano già anziani.

Facevo il sarto e con mia moglie, che già era una brava sarta, aprii una bottega di sartoria proprio a S.Enea; avevamo clienti non solo del posto; del resto a quei tempi chi si voleva fare un vestito andava dal sarto !

In quegli anni avemmo i nostri due figli; prima Claudio, poi Milena. Mi sono stati vicini sempre, fino al momento della mia fine. Gli ho voluto molto bene. Forse non sempre glielo ho dimostrato. Come non sempre lo ho dimostrato a Gina.

Il lavoro era pesante ma mi piaceva. La sera per rilassarmi andavo quasi sempre nel Bar di ritrovo del paese. Era un rito quasi quotidiano.
Di questa mia latitanza serale oggi me ne pento e chiedo scusa a tutta la mia famiglia per aver sottratto loro il mio tempo;   il tempo ! La cosa più preziosa che avevo da affrire:  forse ne ho trattenuto troppo solo per me.

Oggi me ne duolgo. Credo che mi abbiano perdonato per questo. Lo sento perchè provo pace. 
E da questo mio non essere più, prego per loro perché possano essere felici; spero che Dio conceda ai miei pensieri di arrivare a loro.

Cosa ho imparato da quegli anni ?   << Che i figli non li hai per sempre; o meglio: li hai come tali per così poco che, se non comprendi quell'attimo fuggente, rincorrerai per tutta la vita ciò che non potrà più essere  >>.


 

C'era molto lavoro ed io e Gina ci sentivamo forti. Comprammo un piccolo terreno a S.Martino in Colle, lungo la strada principale. Volevamo costruirci una casa nuova !  Con spazi per sartoria e negozio al primo piano !  Volevamo realizzare questo sogno !

Furono anni di grandi sacrifici; di rinunce, di vacanze negate, di auto usate, ma eravamo felici; vedevamo tanto futuro ed avevamo tanta forza per affrontare le difficoltà. 

Nel 1973 ci trasferimmo a S.Martino in Colle;  mio padre Giuseppe non ci riuscì. Morì qualche mese prima. 

Con il trasferimento a S.Martino in Colle aprimmo un piccolo negozio di abbigliamento contiguo alla sartoria.  Eravamo felici e pieni di cose da fare e da sognare.

Iniziammo una nuova vita. Furono anni di mutuo da rimettere e continue rinunce; ma eravamo felici !

Arrivò il tempo in cui morì mia madre Pompilia; era l'autunno del 1986. Aveva una bella età ! Ma era mia madre. Trattenni tutto per me il dolore. 

Intanto Claudio e Milena crescevano velocemente; e me li ritrovai ragazzi. 

Non avrei potuto fermare il tempo, quello no !   Potrei averci passato più tempo insieme, quello si !  

Me ne rammarico.

Arrivò il tempo anche per loro di prendere la loro strada per farsi una loro vita ed una loro famiglia. Pur rimandendomi vicini anche loro se ne erano andati. 

Mi sentii svuotato; fu come se all'improvviso mi sopraggiunse una consapevolezza: le funzioni più importanti della mia vita le avevo assolte; ed era giusto invecchiare. Fu difficile accettarlo.

Cosa mi imparò il tempo centrale della mia vita ?   
<< Che il fatto di avere i sogni e la forza per perseguirli ti fa volare il tempo e rende felici.   Se così non avessi fatto il tempo sarebbe passato lo stesso, di certo più lentamente, ma senza senso e senza gioia  >>.



Venne la stagione dei Nipoti; ne ho avuti quattro.  Due da Claudio, due da Milena:  Federico, Emanuele, Sofia ed Elisa.

Che gioia quelle domeniche pranzare tutti insieme !  

Li guardavo e pensavo a me e Gina; da noi due sono venuti tutti loro !

I compleanni !  Il Natale insieme !  I regali da scartare ! Le voci di bambini che poi un giorno sarebbero diventate voci di uomini e di donne.

Anche il tempo in cui mi sentii chiamare nonno fu bello; sentirsi chiamare nonno ti fa accettare meglio il fatto di invecchiare perché ti sembra che ancora sei utile a qualcuno.  Hai una funzione,  sei un riferimento. 

Sono stati anni felici; sono stato più vicino a mia moglie Gina che troppo spesso ho trascurato.

Forse gli anni più spensierati della mia vita dopo quelli della fanciullezza !

Dove si poteva ballare noi andavamo. Per Sagre l'estate, nelle balere gli inverni.

La musica e la gente che mi circondava mi faceva dimenticare che anche l'autunno del mio tempo se ne sarebbe andato presto. 

E infatti fu così: arrivò il tempo del mio inverno. 

Arrivò lentamente con una malattia che mi assalì lentamente devastandomi la lucidità mentale ed il mio deambulare.

Pian piano mi modificò la personalità. Qualche volta me ne rendevo conto, qualche volta no.

Quello di cui invece ero consapevole era la progressiva perdita di controllo e di forza delle gambe.

Non voglio ricordarlo nemmeno ora che sono qui quanto ho sofferto dentro. Mi fa ancora male rievocarlo.

Ero consapevole che ero nel mio inverno. Non immaginavo più il fututo. Non pensavo che un uomo arrivasse al punto di non poter più immaginare il domani.

L'unico pensiero che riuscivo a proiettare oltre l'oggi, era che se ci fosse stato un domani, questo non mi facesse soffrire più ! 

Gina mi ha accompagnato in modo amorevole per tutto quel percorso; durò anni, ma gli ultimi due o tre furono per me mortificanti; sia nella mente che nel corpo. Gina è stata forte e mi ha sostenuto. 

Ho visto in Lei la cura e l'impegno che ha messo; tante volte ho pensato che mi ha dato molto di più di quanto io ho dato a Lei.

Ne ho sofferto in quei momenti di questo e non gliel'ho mai detto; non ci sono riuscito.

Ora da qui prego molto per Lei; per sostenerla e ringraziarla.

Sfigurato nel fisico e devastato nella mente; una notte me ne andai.

Ero stanco; non potevo più lottare per rimanere con Voi.

Me ne andai portandovi nei miei occhi e nel mio cuore;  sul nascere del 6 novembre 2019



Non dimenticatemi !  Sappiate che da di qua, ogni volta che pensate in bene ad uno di noi che non siamo più....ci arriva gioia e sollievo.

Ho anche un messaggio:   << ogni volta che Dio me lo concederà, nei modi concessi cercherò di aiutarvi nei momenti più difficili  >>

 

 


in gioventù - 18 anni


in una gara di fumo lento...


In mezzo al verde